Amarcord… Quel rigore scacciaprimato

Domenica 4 febbraio 1996 è in programma la 22° giornata del campionato di serie B 1995 – ’96 ed il Pescara sbarca a Palermo. Delfino favorito alla “Favorita”? A guardare la classifica, certamente sì, stante il sorprendente secondo posto, a due punti dalla capolista Cesena. Un po’ meno se si considera il rendimento dei biancoazzurri nelle precedenti cinque uscite, in cui hanno vinto solo una volta, viaggiando ad una media di un punto a partita. E’ fisiologico rifiatare dopo una grande corsa, ma sembra arrivato il momento di riprendere la marcia ad alta velocità verso la serie A, a cominciare proprio dalla gara contro i rosanero, ancora imbattuti in casa. I siciliani sono sesti insieme a ben altre quattro compagini, ma la quarta posizione, l’ultima utile per la promozione, è a portata di mano, distante appena due lunghezze. Dunque, anche il Palermo, seppur partito con ambizioni più umili, è in corsa per il grande salto in A, ma, come gli abruzzesi, deve ritrovare bel gioco e, soprattutto, la vittoria, che manca da tre turni, costellati da due sconfitte ed un pari. Francesco Oddo, allenatore del Pescara, non può contare sull’estro e l’esperienza di Carnevale, squalificato, e si affida alla coppia goal Giampaolo – Di Giannatale (miglior marcatore del Delfino con otto reti). Manca anche Traversa, anch’egli appiedato dal giudice sportivo, in una difesa che vede protagonisti, oltre al portiere Savorani, Farris, Zanutta, Nobile e Colonnello. A centrocampo, spazio a Baldi, Gelsi, Terracenere e Palladini. Il modulo è il 4-4-2, in cui si specchia anche De Bellis, tecnico in seconda di Arcoleo, quest’ultimo in castigo, al pari dell’attaccante Scarafoni, sempre per decisione della giustizia federale. In campo, per i rosanero, scendono Berti tra i pali, Galeoto, Biffi, Ferrara ed Assennato nel pacchetto arretrato, Giacomo Tedesco, Iachini, Di Già e Caterino in mediana, Compagno e Di Somma in avanti.

Il modulo di partenza del Delfino evolve subito verso la difensiva: si trasforma in un 4-5-1 e poi, addirittura, in un quasi inedito 6-3-2. Eppure, la prima occasione ghiotta è proprio per i biancoazzurri, sventata da Berti, che si salva grazie ad un pallone ciccato da Giampaolo, ex rosanero, ben imbeccato da Palladini in area. Poi di testa ci prova Tedesco, ma l’occasione sfuma anche per il Palermo. Sono, però, gli abruzzesi a dettare legge, garantendo un buon filtro sulla propria trequarti grazie alla coppia di difensori centrali Zanutta – Nobile, a cui dà una mano il mediano Terracenere, che si abbassa a fare il terzo stopper in fase di non possesso, mentre in attacco Giampaolo riparte sempre con grande velocità. Dal canto suo, il Palermo ci prova, ma più disordinatamente, cercando di sfruttare, soprattutto, le fasce, specie con Galeoto e Caterino. A metà tempo, il pubblico rosanero prima vive l’illusione del goal con Compagno, ex pescarese, che inzucca sull’esterno della rete, quindi impreca contro la sfortuna, quando la traversa nega la gioia del goal ad un’altra incornata, stavolta di Di Già, per poi tirare un sospiro di sollievo sul ribaltamento dell’azione, che vede Baldi accarezzare il palo. Ma, a cinque minuti dall’intervallo, è il Delfino ad avere il guizzo vincente: punizione dalla destra di Palladini, palla a Di Giannatale che colpisce maldestramente, ma finisce per servire Giampaolo che, a due metri dalla porta, volatilizzatasi la difesa del Palermo, non sbaglia.

Ad inizio ripresa, De Bellis, toglie Assennato ed inserisce Vasari, tenuto inizialmente in panchina, vittima dell’influenza. Il ragazzo, salute permettendo, è uno di quelli che può spaccare in due le partite, capace di galoppare come il cavallo di Attila sulla fascia, senza lasciarvi alcun filo d’erba. Al neo entrato viene chiesto di dare manforte al troppo isolato Di Somma, cercando di calarsi al meglio nel doppio ruolo di attaccante – rifinitore recitato normalmente rivestito dall’assente Scarafoni. Il ragazzo si cala subito nella parte e diviene il catalizzatore principale di tutte le azioni del Palermo, che inizia a schiacciare il Delfino nella propria metà campo. Proprio Vasari, per un eccesso di foga, si allunga troppo la sfera in contropiede, consegnandola innocuamente a Savorani, sbagliando poco dopo clamorosamente, ottimamente smarcato di testa da Ferrara, su precedente cross di Caterino. Le Aquile sembrano davvero poter artigliare il pareggio da un momento all’altro, ma rischiano grosso, tutte proiettate in avanti, quando Sullo si divora il raddoppio davanti a Berti. Vasari si riprende subito la scena, andando in goal, ma vedendoselo annullare per fuorigioco. Dalle radioline, Ezio Luzzi di “Tutto il calcio minuto per minuto” continua a confermare il vantaggio del Venezia sul Cesena ed il conseguente momentaneo primato in solitaria del Delfino. Affondato, però, dall’arbitro Stafoggia, che, ad un minuto dalla fine, punisce con il rigore un “contattino” tra Nobile e Galeoto. La colonnina del termometro segna 38 di febbre per Vasari, forse anche di più di collera sulla pelle del Delfino, ma prevale la lucidità di Vasari che dal dischetto fa centro, salvando l’imbattibilità della “Favorita” e spodestando di due piazze il Pescara, ritrovatosi di colpo dal primo al terzo posto, stante il successo 2 – 1 del Verona a Cosenza, vittima di una “iniqua scala mobile”…

Federico Ferretti