Domenica 29 settembre 1991 si gioca la quinta giornata del campionato di serie B 1991 – ’92 ed il Pescara riceve il Venezia. Tre vittorie, un pareggio, secondo posto in classifica insieme al Lecce a meno uno dalla capolista Reggiana: era dal 1976 che il Delfino non partiva così bene in stagione e, guarda caso, quel torneo si concluse con la prima, storica promozione dei biancoazzurri in serie A.
Eppure, quindici anni dopo tutto sembra così diverso, basta solo saltabeccare qua e là tra le pagine di storia italiana ed internazionale: la crisi energetica dei primi anni ’70 è un lontano ricordo e, se non fosse per l’inquinamento atmosferico, lo sarebbero anche le domeniche a piedi; l’unione economica e monetaria è alle porte ed il muro di Berlino non c’è più. Ecco, a proposto di muri, ammiri giocare il Pescara e ti chiedi: “Vuoi vedere che insieme ai mattoni della cortina di ferro è venuto meno pure il tabù promozione”? Giancarlo Cadè, tecnico protagonista della “scalatA 1976 – ‘77”, da spettatore interessato della rinascita biancoazzurra, inevitabilmente interpellato nel gioco dei paragoni “oggi come allora”, afferma che il Delfino ha tutte le carte in regola per tornare nel massimo campionato.
Poni poi la questione a Galeone, allenatore del presente, e… vedi come ti smorzo l’euforia della piazza: “Stiamo bene e speriamo di continuare il più a lungo possibile, ma il nostro obiettivo rimane la salvezza”. Perché il Gale, si sa, quanto è spregiudicato in campo, tanto fa catenaccio nelle public relation per tenere a freno gli entusiasmi, pur sapendo di mentire, come del resto si comporta quasi la totalità dei suoi colleghi ed addetti ai lavori. Allora, ragionando di partita in partita, in omaggio al principio di prudenza, ormai costituzionalizzato nel manuale del calcio, meglio concentrarsi sull’immediato ed, in particolare, sull’avversario.
“All’Adriatico” sbarca un Venezia tornato tra i cadetti dopo 23 anni tra C e D. Da neopromossa, non si è fatto mancare nulla nei primi quattro turni di campionato (una vittoria, un pareggio e due sconfitte). Buon gioco e, soprattutto, coraggio non sono però mancati ai lagunari di Zaccheroni nelle precedenti apparizioni, meritandosi tutto il rispetto da parte di Galeone, che vuole però sospingere sempre più in alto il Delfino con il contributo di Savorani, Camplone, Dicara, Gelsi, Righetti, Ferretti, Pagano, Allegri, Bivi, Ceredi e Massara. Le forze di giornata dei Leoni Alati sono affidate invece a Bosaglia, Donadon, Filippini, Lizzani, Romano, Bertoni, Paolo Poggi, Rossi, Civeriati, Bortoluzzi e Simonini.
L’effigie del Venezia sembra incarnare perfettamente lo spirito di una squadra per nulla intimorita dal superiore tasso tecnico dell’avversario. Del resto, ci vuole davvero un coraggio da Leoni presentarsi sul terreno della seconda in classifica con la difesa altissima e la tattica del fuorigioco alla base del piano tattico della partita. Il Delfino fa la gara, gioca costantemente nella metà campo lagunare, ma cade puntualmente nella trappola dell’off side tesagli da Zac, che si compiace nel vedere i suoi non solo non rinviare la palla in tribuna, ma addirittura tentare il contropiede.
Così, tutto si fa omogeneo sul piano delle emozioni e maledettamente complicato per i biancoazzurri infilare il Venezia. Che sogna il prestigioso pareggio esterno fino al 72’ quando, per la prima volta dall’inizio del match, i Leoni sbagliano un’alzata proprio sul velocista biancoazzurro per eccellenza, Pagano, mortifero nell’annullare il lasso di tempo scatto – goal – esultanza, tanto che, mentre i difensori arancioneroverdi indugiano con il braccio alzato ad invocare un fuorigioco che non sussiste, sono già alcuni secondi che tutte le braccia dell’Adriatico sono rivolte al cielo per festeggiare un vantaggio divenuto ormai un miraggio.
Seppur tramortita dal lampo di Pagano, la squadra di Zac non si disunisce e continua a provarci, spaventando Galeone che, al 77’, toglie proprio l’autore del goal per inserire Alfieri, un difensore. Un basso profilo che paga, stante l’importantissima vittoria giunta in porto, unita alla soddisfazione del primato in classifica, dopo che le radio certificano il pareggio 0 – 0 della Reggiana nel derby casalingo contro il Cesena. Dopo anni di delusioni, parrebbe tornare la felicità, anche se qualcuno continua a parlare di zona tranquillità..!
Federico Ferretti