Luca Palmiero, il giovane playmaker abituato a ristabilire l’equilibrio in campo, ai tempi del Covid-19, cerca l’armonia in una quotidianità stravolta.
Palmiero, tra le tante ipotesi in ballo, quale ritiene la più ragionevole per la ripresa del campionato?
“Credo che il campionato debba essere portato a termine, ma non saprei dire come, quando e in che tempi si potrebbe fare. Ieri ho sentito alla tv che si prospetta la ripresa intorno al 20 maggio, tuttavia mi chiedo, dal momento che i contratti scadono a fine giugno, in che modo si possano distribuire le 10 partite rimanenti…”.
Se invece si considerasse l’idea di annullarlo, come se non fosse mai iniziato, lei quindi sarebbe in disaccordo?
“Beh, sì, sarebbe ingiusto. Mi viene da pensare al Benevento che si trova a 20 punti di distanza dalla seconda in classifica, sarebbe una scorrettezza soprattutto per loro, i sanniti”.
Per quanto riguarda la tifoseria, pensa che almeno in un primo momento si dovrebbero applicare delle misure di sicurezza per l’entrata negli stadi, quali ad esempio, limitare gli accessi?
“Si, sicuramente, almeno in un primo periodo non rivedremo gli stadi pieni perché verranno applicate delle restrizioni agli ingressi per evitare gli assembramenti, ma anche perché in molti circolerà ancora timore. In fondo è giusto che sia così”.
E tra voi giocatori sempre a contatto potrebbe subentrare la paura? Immagina qualche collega rifiutarsi di giocare?
“Se si dovesse giocare adesso, io stesso non me la sentirei, per la mia incolumità e di conseguenza per quella della mia famiglia, dei miei compagni o comunque di tutte quelle persone con cui potrei stare a contatto. Tuttavia, penso che quando si potrà rigiocare lo si farà perché i medici, e non i politici o la federazione calcio (senza nulla togliere loro, che, però, non hanno le competenze giuste), ci assicureranno che non c’è più alcun rischio, quindi… perché dovremmo avere paura? Il calcio manca a me, come manca a tutti coloro che ne sono protagonisti, nessuno potrebbe rifiutarsi”.
Passando alla sua vita privata, di questi tempi, qual è la giornata tipo di Luca Palmiero?
“Non c’è molto da fare. Mi alzo non troppo presto, ma neanche troppo tardi, intorno alle 9.30, faccio colazione, porto un po’ fuori il cane. Per il resto, qualche serie tv, playstation… diciamo che cerco di alternare i passatempi in modo tale da non impazzire. E poi, ovviamente, mi alleno. Stare tutti i giorni chiusi in casa è pesante, ma è anche la cosa più giusta da fare. Però… sono fortunato, perché, prima che iniziasse tutto, la mia famiglia era venuta a trovarmi, quindi la compagnia non mi manca”!
Come e in cosa si sentirà cambiato ad emergenza finita?
“Passando così tanto tempo chiusi sempre nelle stesse quattro mura si capiscono tante cose. Quando si è privati della propria libertà si impara ad apprezzare quello che a volte prima non ti bastava, invece ora capisci che era davvero tantissimo. Il mio lavoro mi manca tanto, ma sono già molto fortunato a stare accanto alla mia famiglia. Alcuni miei compagni, al contrario, sono da soli e non possono tornare a casa e, in più, non possono neanche lavorare… . Non è facile, anche perché non ci potremmo allenare in tempi brevi, tutto si protrarrà per le lunghe… “.
Qual è la prima cosa che farà quando torneremo alla normalità?
“La prima cosa? In realtà ne ho due in mente… . Innanzitutto ricominciare a lavorare e quindi coltivare la mia passione e poi, non per ordine di importanza, rivedere la mia ragazza e tutti i miei affetti ed amici che non vedo da troppo tempo”.
Qual è l’immagine che, ai tempi del Coronavirus, l’ha toccata particolarmente?
“Oltre alle tante persone scomparse e a quelle in gravi condizioni, mi rammarica pensare a tutti coloro che, non potendo andare a lavorare, non possono procurarsi da mangiare per la loro famiglia, è davvero molto triste”.
Al contrario, c’è un qualcosa di positivo che le è rimasto in mente?
“Il mondo si è fermato per quasi tutti noi, tranne che per qualcuno. Sto parlando di medici, infermieri, personale sanitario, addetti alla sanificazione di strade e ospedali, ma anche di coloro impiegati in supermercati, farmacie… . Ecco, per me queste sono delle persone coraggiose, persone che provano a fare del bene in ogni modo, questa è l’unica cosa positiva che si può vedere in una simile disgrazia”.
Tra una decina di giorni si festeggerà la Pasqua, ma in un modo un po’ diverso dal solito… .
“Io ho il privilegio di trascorrerla in famiglia, anche se in modo non del tutto ordinario. Molti saranno costretti a passarla da soli, non sarà la stessa cosa…”.