Amarcord …Molino condanna il Delfino

Amarcord …Molino condanna il Delfino

Domenica 10 novembre 2002 è in programma l’undicesima giornata del campionato di serie C1, girone B, 2002 – ’03 ed allo stadio Partenio si sfidano Avellino e Pescara, le due regine del torneo, rispettivamente prima e seconda in classifica, separate da un solo punto. I bianco azzurri di Ivo Iaconi sono addirittura imbattuti, mentre i bianco verdi di Vullo hanno sì patito una sconfitta, ma si godono anche un bomber in più, ovvero Molino, capocannoniere con nove reti all’attivo. Dall’Irpinia, nelle precedenti cinque partite, nessuno è riuscito a ripartire incolume, grazie, soprattutto, ad una difesa impenetrabile e ad un portiere, l’ex di turno Cecere, che non subisce goal da 400 minuti, record di imbattibilità. Numeri da capogiro, che promettono spettacolo, e pubblico delle grande occasioni (circa 18.000 paganti, peccato per qualche scaramuccia tra le opposte tifoserie). Una partita così importante Iaconi avrebbe senza dubbio voluto giocarsela con un’arma in più, quella della fantasia di Giampaolo, ma l’indisponibilità del tre quartista bianco azzurro spinge il tecnico ad optare per la prudenza aggiungendo un difensore (Sbrizzo), per cercare, quantomeno, di lasciare immacolata la casella delle sconfitte, evitando di far sbranare il Delfino dai Lupi Irpini. Dunque, il modulo scelto è il 4-4-1-1 con Santarelli in porta, Nicoletto, Zanetti, Sbrizzo e Rossi in difesa, Apa, Di Fabio, Minopoli e Bellè a centrocampo, Palladini a ridosso di Cecchini, unica punta. Vullo opziona un classico 4-4-2 con Cecere tra i pali, Vastola, Puleo, Ignoffo e Di Sauro nel pacchetto arretrato, Morfù, Cinelli, Diè e Marra in mediana, Molino e Pellicori in attacco.

Spinge subito forte l’Avellino, dimostrando maggior tasso tecnico e sciorinando manovre veloci ed avvolgenti, anche se non sfigurano la grinta di Di Fabio ed il sacrificio di Palladini nell’opera di spegnimento di Cinelli e Diè, i due motori bianco verdi. Sulle fasce, Rossi ingaggia un duello avvincente con Morfù, Vastola si danna l’anima per ricacciare all’indietro le avanzate di Bellè, mentre Zanetti e Sbrizzo soffrono, ma non si arrendono, scambiandosi le marcature al cospetto del duo Molino – Pellicori. Ne viene fuori un primo tempo in cui la squadra di Vullo ha le occasioni migliori, denotando, però, una potenzialmente pericolosa mancanza di precisione. Molino per due volte impegna Santarelli – bravissimo nella seconda circostanza a volare sulla sua destra per deviare in angolo una girata acrobatica ravvicinata del bomber di casa, smarcato da Morfù – poi calcia alto, al pari di Pellicori, servito da un preciso lancio in profondità di Diè. Quindi, il portiere abruzzese sventa due insidiose punizioni dalla distanza di Morfù e Diè, con, nel mezzo, un tentativo di break bianco azzurro con l’ex Lupo Cecchini che, di testa, su cross dalla destra di Apa, manda sul fondo.

Si riprende dopo l’intervallo con un Pescara più convinto delle proprie potenzialità e protagonista di tre ottime opportunità: al 2’, iniziativa di Apa sulla destra, traversone e splendida quanto sfortunata semirovesciata di Cecchini, che termina fuori davvero di poco; poco dopo, Palladini non mette paura più di tanto a Cecere dal limite dell’area; infine, al 16’, Cecchini arretra a centrocampo a prendersi palla, scucchiaiata al centro dell’area per l’inserimento puntuale di Apa che, però, inzucca troppo debolmente tra le mani di Cecere. Al 21’, Vullo richiama in panchina l’esterno Morfù e lo sostituisce con Vianello, un attaccante. Il giovane, scuola Milan, ben riesce nell’intento di non dare punti di riferimento alla difesa avversaria, aumentando il gap tecnico tra le due squadre, con un Avellino che, a volte, sembra davvero di un’altra categoria. Così, al 27’, dopo una conclusione dal limite dell’area di Pellicori, forte, ma centrale, rintuzzata da Santarelli, la classe Irpina fa saltare il banco: sulla fascia destra Cinelli alza un pallone in area, difesa abruzzese che dorme sonni profondi e Molino, da autentico rapinatore del goal, di testa anticipa la disperata uscita di Santarelli, facendo esplodere il Partenio. Iaconi corre ai ripari e butta dentro Lemme e Croce al posto di Apa e Milanetto, ma il nuovo atteggiamento marcatamente offensivo dei suoi non riesce a riequilibrare i destini di una gara che l’Avellino riesce a trasformare nella sesta, prestigiosissima, vittoria consecutiva, confermando il Partenio una fortezza inespugnabile e Molino sempre più capocannoniere. Al Delfino, di contro, non resta che accettare una sconfitta comunque dignitosa, patita contro la squadra più forte del campionato. Con l’impressione, in qualche occasione, di aver combattuto contro… Un Molino al vento!

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