Ma andiamo con ordine. Al termine del girone A del campionato di serie D 1970 – ’71, arrivano prime, a pari punti, la Biellese e la Pro Vercelli (avversaria del Pescara sabato prossimo). Il regolamento prevede, in caso di arrivo a pari merito di due squadre in testa, una gara di spareggio in campo neutro. Ecco allora un infuocato derby, che va in scena allo stadio Comunale di Novara, il 30 maggio 1971. Oltre 15.000 spettatori tra biellesi e vercellesi – chiassosissimi ma di esemplare correttezza – ed incasso davvero record di 28 milioni di lire per una partita di serie D. Alla fine del primo tempo, la Biellese è in vantaggio per 1 – 0 grazie ad una rete di Granai al 37’ ed il match sembra davvero chiuso quando Bramati, al 77’, raddoppia. Ma, ecco il finale che davvero in pochi possono solo immaginare. A tre minuti dal 90°, Poletti, nonostante una distorsione al ginocchio, accorcia le distanze per la Pro Vercelli. L’arbitro dell’incontro, il celebre Menicucci – scomparso di recente e primo arbitro opinionista in TV al “Processo di Biscardi alla fine degli anni ’90 – pensa lui a raccattare la palla in fondo alla rete ed a riportarla a centrocampo, risparmiando allo “zoppo calciatore” la fatica di riprendere il gioco in fretta. Un episodio passato sotto silenzio, che oggi chissà quante polemiche avrebbe creato, soprattutto considerato, al 91’, l’incredibile 2 – 2 della Pro Vercelli con Tonelli, che prolunga la gara ai supplementari. Con la Pro in “dieci uomini e mezzo” (un espulso ed un infortunato, senza la possibilità di sostituirlo), i due goal che Cugnolio e Bramati (doppietta) firmano in appena sette minuti del primo dei due extra time sembrano davvero, stavolta, chiudere la contesa a favore della Biellese. Ma i vercellesi sono di un cuore, di una generosità e di una tenuta fisica e mentale per cui anche Omero avrebbe trovato difficoltà a coniare epiteti adatti: prima dell’inversione di campo, infatti, ancora Tonelli alimenta le speranze della Pro e, appena iniziato il secondo supplementare, è una clamorosa autorete di Mattarucchi II a fissare il punteggio su un incredibile 4 – 4.
Non essendo previsti i rigori, si deve giocare una nuova partita di spareggio, fissata il 6 giugno 1971 in un palcoscenico ancora più prestigioso: il Comunale di Torino. Nuovo esodo di 20.000 appassionati da Biella e Vercelli ed altro introito da guinness dei primati (più di 33 milioni di lire). Dopo il primo tempo a reti inviolate, botta e risposta in un minuto nella ripresa: ancora una volta in vantaggio la Biellese con Ninni, al 63’, raggiunta immediatamente dalla Pro e sempre con Tonelli al 64’. Ancora una volta, si va ai supplementari e Tonelli (doppietta e quarto goal nei due spareggi) firma il 2 – 1 all’11. Sesto minuto dell’ultimo quarto d’ora di gara e definitivo pareggio biellese con Granai: duecentoquaranta minuti di gioco senza un vincitore. Stavolta, però, il regolamento è chiaro quanto crudele: bisogna ricorrere al sorteggio con la monetina.
Dunque, a centrocampo si riuniscono i capitani delle due squadre, l’arbitro Lanzetti, i guardalinee, un dirigente del Torino – società organizzatrice dell’incontro – ed un funzionario della Lega. Al fatidico dilemma “Testa o croce?”, il capitano della Pro Vercelli, Bruno Rossi, risponde “Testa” e Lanzetti si infila le mani in tasca, estraendo cinquanta franchi francesi. Suggestiva coincidenza, in tal contesto ecco anche un po’ di Pescara, trattandosi degli spicci residuati da una gita fatta a Parigi dal direttore di gara insieme con l’allora suo compagno di ISEF Francesco Oddo (allenatore del Delfino ad alterne vicende tra il 1994 ed il ’96), nonché padre di Massimo!
Il funzionario di Lega, su richiesta dell’arbitro, annota preventivamente la scelta di Rossi sul taccuino, verbalizzandola con il sigillo dello “Scripta manent”. Quindi, Lanzetti tira in aria la monetina, che ricade in terra. Mentre gli ufficiali di gara si chinano per verificare il responso del sorteggio, Rossi è il più lesto di tutti a scorgere che la dea bendata ha sorriso alla Pro Vercelli, alzando il braccio e comunicando trionfalmente al trepidante pubblico, il ritorno, dopo nove stagioni, in serie C. Alla notizia della “testa” vincente di Rossi, tutta Vercelli esplode di gioia, mentre Biella, comprensibilmente, si dispera. Ma, forse, qualcuno si starà chiedendo: che fine ha fatto quella monetina? Come rivelato da Lanzetti, qualche anno dopo sarebbe stata regalata dallo stesso arbitro ad un dirigente della Pro Vercelli, incontrato in occasione di una partita con la Cossatese.
Ah, il fascino del vecchio conio..!